Accadde oggi, 50 anni fa.
5 febbraio 1971, allunaggio dell’Apollo 14, il successo che salvò il Programma Apollo

Silvia Vaccari


Era il 5 febbraio 1971 quando andò a buon fine l’allunaggio dell’Apollo 14 con a bordo il comandante Alan Shepard, il veterano scelto dalla Nasa, il primo americano nello spazio (Programma Mercury, 5 maggio 1961), il pilota del modulo di comando, (CM-110) Kitty Hawk, Stuart Roosa e il pilota del modulo lunare (LM-8) Antares Edgar Mitchell.

Ma partiamo dall’inizio.

Dopo la tragedia evitata dell’Apollo 13, con l’Apollo 14 la NASA si “giocava” tutto il programma. Un nuovo fallimento avrebbe portato alla cancellazione di tutte le restanti imprese lunari.

Con questa incredibile pressione tre uomini si preparavano a tornare sulla Luna e per la prima volta ad allunare sugli altopiani lunari.

È il 31 gennaio 1971, la missione Apollo 14 sta per iniziare ufficialmente. Il decollo con razzo Saturn-V AS-509 avviene dal Kennedy Space Center di Cape Canaveral, in Florida, poco dopo le 16, con un ritardo di oltre 40 minuti sulla tabella di marcia a causa di avverse condizioni climatiche.

Nel corso della missione, l’equipaggio deve risolvere una serie di guasti e difficoltà tecniche che avrebbero potuto portare alla seconda missione abortita e alla fine prematura del programma Apollo.

La meta della missione è l’altopiano di Fra Mauro, la stessa della sfortunata missione Apollo 13.

Durante la fase di discesa, a Houston giungono delle voci lontane (Credit NASA, i passi più importanti):

Shepard: È una bella giornata per atterrare a Fra Mauro. Siamo perfettamente in rotta.

Mitchell: Ci stiamo avvicinando al cratere Cone proprio alla mia destra.

Shepard: Ecco il cratere Cone.

Mitchell: Eccolo.

Shepard: Sensazionale!

Mitchell: Giusto. Sensazionale.

Shepard: Bellissimo!

Haise, Houston: Okay, Antares; Houston. Pronti per l’atterraggio.

Mitchell: Okay. Andiamo.

Shepard: (ad Haise) grazie, signore.

Mitchell: Okay. 50 piedi in basso, 50 piedi.

Shepard: Siamo messi bene, ragazzi.

Mitchell: 3 piedi al secondo (giù), 40 piedi (altitudine); 3 piedi al secondo, 30; 3 piedi al secondo, sembra perfetto, 20 piedi; 10, 3 piedi al secondo.

Mitchell: Contatto, Al.

Shepard: Stop. Grande.

Mitchell: Siamo sulla superficie.

Shepard: Okay, abbiamo fatto un buon atterraggio.

Haise, Houston: Roger, Antares.

Sono le 09:18:11 UTC del 5 febbraio 1971, le 3:18 a Houston, le 10:18 in Italia, per la terza volta l’uomo è sulla Luna.

It’s been a long way, but we’re here (È stato un percorso lungo, ma adesso eccoci qua), sono le prime parole pronunciate da Alan Shepard una volta arrivato sulla Luna.

Figura 3: Il modulo lunare (LM-8) Antares atterrato sulla Luna.

Il mattino di venerdì 5 febbraio Stuart Roosa è ormai solo nel modulo di comando, i suoi compagni sono entrati nella navicella Antares e si accingono ad iniziare la discesa verso la superficie lunare. Cominciano adesso le sue 34 ore solitarie in orbita lunare, utilizzate per effettuare esperimenti scientifici e fotografare la Luna, tra cui il sito di atterraggio della futura missione Apollo 16. Porta in missione molte centinaia di semi, molti dei quali germinati al ritorno; sarebbero diventati i cosiddetti Moon tree, ampiamente distribuiti negli anni successivi. Alle 8:56 di Houston del 5 febbraio 1971, Alan Shepard compie il suo primo passo sul suolo lunare, diventando il 5° uomo a camminare sulla Luna. Edgar Mitchell lo segue immediatamente dopo diventando il 6° uomo.

Figura 4: Alan Shepard
fotografato sulla Luna.

Sono quasi 34 le ore trascorse durante le due attività extraveicolari del 5 e del 6 febbraio sulla superficie lunare e moltissimi gli esperimenti portati a termine con successo, tra i quali l’applicazione di sensori che consentiranno nel tempo di rilevare sismi e comprendere meglio la composizione interna del nostro satellite.

Vengono installati tre geofoni per la registrazione delle onde provocate dalle esplosioni, viene montato con una certa fatica all’ombra del LM il Carrello M.E.T. (Modularized Equipment Transporter, Trasportatore Modulare di Equipaggiamenti) che è la caratteristica principale, eletto a simbolo, che differenzia l’Apollo 14 da tutte le altre missioni. (Credit NASA)

Della strumentazione scientifica fa parte il complesso A.L.S.E.P. (Apollo Lunar Surface Experiment Packages), una piccola centralina elettronucleare funzionante a plutonio che trasmetterà dati sulla Terra per circa un anno.
Ma non solo. Grazie all’Apollo 14 si iniziano a studiare sul campo gli effetti del vento solare e durante le due camminate sulla superficie lunare vengono raccolte 94,35 libbre (42,80 kg) di rocce lunari, e vengono impostati molti esperimenti scientifici. Malgrado non siano riusciti ad esplorare il cratere Cone gli scienziati a terra si ritengono soddisfatti: il materiale raccolto è interessante e le descrizioni della zona di Fra Mauro sono le più dettagliate possibili.

Ma i colpi di scena non sono terminati! Quando mancano pochi minuti al rientro nel LM, mentre Mitchell finisce di sistemare le apparecchiature da riportare sulla Terra, Shepard dice: “Ecco qualcosa che gli americani conoscono molto bene”.
Mitchell si gira e incredulo vede Shepard con una mazza da golf in una mano e nell’altra delle palline da golf! Shepard lancia le palline sul suolo lunare.
Intanto a Houston sono sorpresi, ma non troppo, visto il personaggio.
Dopo un primo fallito tentativo di colpire la palla, Shepard non si dà per vinto e questa volta centra in pieno la palla esclamando: “Fa miglia e miglia!”

Figura 7: Alan Shepard mostra la mazza da golf portata sulla Luna.

Il 6 febbraio la sezione superiore del LM si stacca dalla sezione inferiore che fungeva anche da rampa di lancio, alla velocità di 5 metri al secondo. Alle 20:35:42 UTC, finalmente e senza nessun problema di docking, le due navicelle sono di nuovo unite.

Effettuano il trasferimento dei campioni lunari e degli esperimenti da riportare sulla Terra e abbandonano il LM proiettandolo in direzione della Luna, dove va a schiantarsi.

All’alba del 7 febbraio, quando l’Apollo 14 si trova dietro la Luna, il motore del modulo di servizio viene acceso per intraprendere il viaggio di ritorno.

Il 9 febbraio alle 21:05:00 UTC la navicella ammara nell’Oceano Pacifico, dopo una discesa perfetta, a soli otto chilometri dalla portaerei USS New Orleans.

La missione è durata 216 ore, 1 minuto e 58 secondi (Credit NASA).

La terza missione lunare con sbarco di uomini sulla Luna aveva migliorato tutti i record ottenuti con gli Apollo 11 e 12.

E la posta spaziale, come i cosmogrammi trasportati sulla Luna dalle missioni Apollo, è vera testimonianza umana del “vivere nello spazio”.

Figura 10: USA – 1971 – APOLLO 14 – cosmogramma n.20 di 55 che l’astronauta
Edgar Mitchell portò nella missione lunare Apollo 14.